Priorità. Le cose che contano, in ordine di importanza.
1 Maggio 2021Che cos’è il contrasto?
1 Maggio 2021Spesso leggiamo nei gruppi e sui forum di fotografia analogica domande su come valutare i negativi e richieste di valutazione delle stampe o consigli su come risolvere dei problemi riscontrati in esse.
Riguardo i negativi un occhio molto esperto può fare una valutazione di massima, guardando le densità più basse in relazione alla b+v (base + velo) per valutare l’esposizione ed osservando le densità più elevate può valutare il contrasto, anche se questa è una valutazione molto meno precisa sia perché il risultato è molto variabile in fase di stampa, sia per la mancanza di una densità di riferimento. È anche possibile dare buoni suggerimenti su quali strumenti adottare per correggere gli errori in stampa, ma nonostante la buona volontà di molti (incluso il sottoscritto) questo modo di ragionare ha un grande limite: antepone la tecnica alle ragioni espressive. È una cosa quasi inevitabile guardando immagini singole e non un progetto, tanto più se di una immagine se ne valuta solo la metà negativa o positiva.
Per queste ragioni sono convinto che una risposta più efficace a quelle richieste sia quella di stabilire un metodo di lavoro che consenta ad ognuno di valutare il proprio lavoro secondo la sua personale valutazione estetica. È una pratica costante nei miei corsi, meno nella comunicazione virtuale, spero di rimediare con quanto segue.
Riprendo quindi il discorso partendo dall’elenco delle priorità pubblicato poco fa, da cui si evince che dobbiamo affrontare due problemi: come regolare l’esposizione affinché la resa dei toni scuri sia quella che vogliamo e quanta energia dare allo sviluppo del negativo in relazione alle condizioni di luce (ovvero a quanto le alte luci siano esposte) ed a come vogliamo che esse siano rese in stampa. Questa valutazione può essere fatta solo tramite tramite la stampa, seguendo il metodo di lavoro qui di seguito suggerito.
Mettiamo quindi un primo punto fermo, e un corollario:
Il negativo si valuta bene solo dalle stampe che esso produce.
Corollario necessario in tempi moderni: un negativo adatto alla stampa analogica può sempre essere scansionato producendo il giusto risultato, ma non necessariamente un negativo che si può ben scansionare può essere utilizzato con successo per la stampa analogica. Conseguenza logica: bisogna produrre negativi adatti alla stampa, a meno che non escludiate da subito e categoricamente la stampa analogica dalle vostre opportunità creative.
Com’è un negativo adatto alla stampa?
Un negativo è adatto e ben fatto se produce sulla stampa il giusto grado di dettaglio nei toni più scuri (è soggettivo) ed al contempo, se lo si desidera e nella misura in cui lo si desidera, un “buon nero” ed una densità dei toni chiari (ovvero parti scure del negativo) tale da non rendere necessari grandi interventi di correzione in fase di stampa, pur mantenendo la desiderata modulazione tonale ed il desiderato dettaglio. Detto in termini tecnici: ha la giusta esposizione e il giusto contrasto.
La valutazione è soggettiva e tecnica al contempo: è espressione personale attraverso la tecnica.
Primo modo per verificare la correttezza del negativo:
Fare un stampa sul grado di contrasto medio (2 usando i filtri in gelatina, con tutti i filtri sullo 0 usando la testa colore), utilizzando il tempo di esposizione più breve che produca la densità massima su b+v, cioè su una parte non esposta del negativo come lo spazio interfotogramma, o meglio ancora una parte in testa o coda al rullo.
Se i toni scuri sono giusti è giusta anche l’esposizione, se sono troppo scuri e/o estesi significa che il negativo è sottoesposto, viceversa se sono troppo chiari o di estensione troppo ridotta.
Si analizza poi la stampa per vedere sei toni chiari sono giusti, troppo chiari o troppo scuri. Se vanno bene lo sviluppo del negativo è stato corretto, se sono più chiari del desiderato il negativo è stato sovra-sviluppato, se sono più scuri è stato sottosviluppato. Naturalmente sovra e sotto sviluppo sono relativi al contrasto della scena fotografata.
In questo tipo di analisi si considera come esposizione corretta del negativo la minima indispensabile, come da tecnica classica. Spesso però nella pratica negativi leggermente sovraesposti possono produrre risultati migliori e una maggiore libertà interpretativa. Un esempio: un negativo esposto correttamente quando viene stampato non consente mascherature nelle zone dove deve essere presente un po’ di nero, perché riducendo anche leggermente l’esposizione della stampa questa non sarà sufficiente a produrlo. Un altro motivo è che il contrasto locale nei toni più scuri, cioè sul piede della pellicola è ridotto e finisce anche sulla spalla della carta, producendo una doppia riduzione del contrasto locale. Esporre un poco più generosamente allontana i toni più scuri dal piede dando alla stampa un contrasto locale dei toni più scuri più elevato.
Per verificarlo è sufficiente stampare un negativo leggermente sovraesposto, sovraesponendo a sua volta la stampa (rispetto all’esposizione più breve per D-max su b+v)
Questo metodo è efficace, ci consente di capire molte cose e di imparare molto, è suggerito in molti manuali, ma secondo me approfondire il discorso è più interessante e divertente, oltre a non richiedere di dedicare del tempo pensando a fare test.
Ecco quindi un secondo metodo, chiamiamolo “reverse engineering”.
Questo metodo mette in relazione il negativo alla tecnica usata per fare la stampa. Vale a dire che voi vi mettete a stampare, fate il meglio che potete prendendo nota di cosa fate e successivamente, in base a quanto fatto in stampa, potrete capire le caratteristiche del negativo su cui avete lavorato e anche su quello che invece sarebbe per voi quello desiderabile. Insomma trasforma i negativi nel vostro maestro.
Di fronte ad un negativo da stampare ci troviamo di fronte a 9 possibili casi:
1) Sotto-esposizione e sotto-sviluppo (– –)
2) Sotto-esposizione e sviluppo normale (– 0)
3) Sotto-esposizione e sovra-sviluppo (– +)
4) Esposizione corretta e sotto-sviluppo (0 –)
5) Esposizione corretta e sviluppo normale (0 0). Quello giusto!
6) Esposizione corretta e sovra-sviluppo (o +)
7) Sovra-esposizione e sotto-sviluppo (+ –)
8) Sovra-esposizione e sviluppo normale (+ 0)
9) Sovra-esposizione e sovra-sviluppo (+ +)
Ogni caso differisce per le modalità con cui si riesce a stampare minimizzando i danni dovuti agli eventuali errori e quindi dalla tecnica di stampa e dai risultati che si ottengono possiamo risalire a quali errori ci sono nel negativo facendo sì che esso possa essere il nostro insegnante.
I casi da 1 a 3 sono caratterizzati dalla sotto-esposizione, ovvero da un’insufficiente dettaglio nelle aree scure. Il difetto può manifestarsi anche come “assenza di nero” (o densità sufficientemente elevate) quando, nel tentativo di stampare dei dettagli non stampabili, si riduce l’esposizione della carta rendendola di fatto insufficiente a produrre densità di stampa sufficientemente elevate (succede spessissimo!). In casi simili a nulla serve alzare il contrasto per cercare “del nero”, se si ottiene “il nero” sparisce inevitabilmente il dettaglio. Un altro modo per determinare che il negativo è sotto-esposto è quando sulla stampa le aree scure sono più vaste (occupano più superficie) del desiderato. La sotto-esposizione è un errore frequentissimo!
Nello specifico il caso 1 (- -) oltre ad avere insufficiente dettaglio nei toni scuri ha anche un contrasto molto basso, vale a dire che è necessario usare un contrasto molto più alto del normale (cioè del grado 2) per far diventare i toni chiari abbastanza chiari.
Il caso 2 (- 0) oltre all’insufficiente dettaglio nelle aree scure presenta contrasto basso, ma non tanto basso quanto il caso 1, per ottenere toni chiari sufficientemente chiari sarà comunque necessario alzare il contrasto più del normale.
Il caso 3 (- +) presenta contrasto normale od elevato, ovvero si stampa sul grado 2 o su un grado inferiore pur non avendo sufficiente dettaglio nelle aree scure. I negativi tirati (ovvero sotto-esposti e sovra-sviluppati) sono di questo tipo: insufficiente dettaglio nelle aree scure e contrasto elevato, ovvero stampa su contrasto basso, o necessità di correzioni sulle alte luci (bruciature, pre-velatura)
I casi da 4 a 6 sono caratterizzati dalla correttezza dell’esposizione, per essi il dettaglio e la separazione tonale dei toni scuri sarà adeguata, sarà inoltre facile mantenere il dettaglio delle aree scure e contemporaneamente avere un “buon nero”.
Nello specifico il caso 4 (0 -) presenta un contrasto basso, ma sarà sufficiente stamparlo su un contrasto più elevato per ottenere una stampa piuttosto buona. Eventualmente in caso di sotto-sviluppo molto deciso sarà visibile un leggero aumento della grana come sotto-prodotto dell’uso di un contrasto elevato della carta da stampa.
Il caso 5 (0 0 ; quello giusto) rende la giusta gamma tonale sia nei toni chiari che in quelli scuri su carta di grado medio (2). Liscio e senza problemi.
Il caso 6 (0 +) presenza contrasto elevato ed occorre stamparlo su un grado di contrasto basso. Se il sovra-sviluppo è molto deciso il grado di contrasto da usare sarà molto basso con possibili problemi di separazione tonale e contrasto locale non ottimale. I negativi di questo tipo sono abbastanza comuni.
I casi da 7 a 9 sono caratterizzati dalla sovra-esposizione. Se la sovra-esposizione è moderata con pellicole delle ultime generazioni di solito non ci sono particolari problemi, alle volte è anche vantaggioso (vedi spora). Quando la sovra-esposizione invece si fa decisa, oltre ad un aumento della grana si può manifestare una perdita di modulazione e contrasto locale sui toni chiari, specialmente con rivelatori fortemente compensatori e/o l’uso di pellicole tradizionali.
Il caso 7 (+ -) è il più tranquillo dei tre, il contrasto è normale e l’eccesso di dettaglio nei toni scuri è facilmente compensabile con una sovra-esposizione della stampa.
Il caso 8 (+ 0) presenta contrasto tendenzialmente elevato, in alcuni casi può avere già problemi di visibilità eccessiva della grana e di compressione tonale dei toni chiari, anche perché verosimilmente verrà stampato su un contrasto più basso del normale.
Il caso 9 (+ +), specialmente se gli errori sono spinti, è uno dei peggiori, insieme al caso 1 (–). Il negativo può essere molto denso in tutte le sue parti costringendo a lunghe esposizioni, la grana è marcata ed il contrasto generale è elevato. In stampa richiede un contrasto basso. La modulazione dei toni chiari può facilmente essere compromessa, specialmente se si usano sviluppi compensatori e pellicole tradizionali.
I casi meno critici, in caso di errori di esposizione, sono quindi quelli in cui lo sviluppo un po’ compensa, ovvero sovrasvilluppo in caso di sottoesposizione e sottosviluppo in caso di sovraesposizione. Sempre che gli errori non siano consistenti!
È importante notare che le valutazioni sono sì tecniche, ma allo stesso tempo soggettive e che abbiamo finalmente formato “la catena” ovvero reso interdipendente ogni fase del processo, dalla scelta dell’esposizione fino alla stampa.
Questo discorso può essere approfondito, estendendo l’analisi alle singole parti della gamma tonale e mettendo in gioco la scelta dell’accoppiata pellicola/rivelatore e poi alle successive scelte in camera oscura. È quello che facciamo nel nostro corso annuale di tecnica “fine art” ed è cosa troppo lunga per scriverne.