Metodo di lavoro.
1 Maggio 2021SplitGrade printing is… flawed
24 Febbraio 2023Ne sentiamo parlare continuamente, ci sembra di aver capito poi leggiamo un altra cosa e ci riprecipita nella confusione! Sembra che ognuno dica la sua e continuiamo ad arrovellarci con la solita terribile domanda: che cos’è il contrasto?
In realtà, oltre a leggerne di ogni, spesso da persone senza cognizione di causa, fare confusione è facile perché con la parola contrasto ci si riferisce a molte cose diverse: contrasto della scena, contrasto del negativo, contrasto della carta, contrasto della stampa. Facciamo chiarezza, allora (si spera).
Il contrasto della scena è la differenza di luminosità tra le parti chiare e quelle scure di ciò che fotografiamo. Si può misurare, in stop per esempio, o più empiricamente imparare a valutare a occhio e cervello. L’occhio da solo non basta, un po’ bisogna sempre ragionarci, l’occhio naturalmente lo compensa (cioè lo fa il cervello, ma ci siamo capiti…).
Il contrasto del negativo è la differenza tra le parti chiare di esso (le ombre della stampa) e le parti scure (le luci della stampa); esso dipende dal contrasto della scena e anche, in larghissima misura, dall’energia con cui abbiamo sviluppato il negativo. Idealmente dovremmo adattare il contrasto del negativo al contrasto della scena, che sarebbe ciò che dice il famosissimo detto “sviluppare per le luci” che in pratica significa usare meno energia per sviluppare i negativi scattati in scene ad alto contrasto e più energia per quelli scattati quando il contrasto era basso. Questo “naturalmente” al fine di produrre, indipendentemente dal contrasto della scena, un contrasto del negativo sempre simile!
Il contrasto della carta rappresenta invece la sua adattabilità al contrasto del negativo. Se il negativo è contrastato, o duro ovvero sovra-sviluppato (è proprio la stessa cosa) sarà necessario usare in stampa una carta di contrasto basso o fare pesanti interventi di correzione con mascherature e bruciature. Se il negativo è poco contrastato, morbido o sotto-sviluppato (è sempre la stessa cosa) sarà necessario usare in stampa una carta di contrasto elevato. Quest’ultimo è un caso che non si verifica tanto spesso, se il negativo è esposto bene, mentre i negativi sovra-sviluppati sono molto comuni.
Il contrasto della stampa è quello che si vede alla fine di tutti questi triboli…
Il contrasto sarà basso, alto o giusto. Giusto quando sia i toni chiari che quelli scuri sono come e dove li volevamo, basso se i toni chiari non sono abbastanza chiari e/o quelli scuri non sono abbastanza scuri; alto se i toni scuri sono più scuri del desiderato e/o quelli chiari troppo chiari.
Ma sul contrasto della stampa è interessante ANCHE ragionare in maniera non ortodossa e meno intuitiva in “unità di superficie”, ovvero dire che una stampa è dura perché le aree molto scure (oltre ad essere molto scure) sono anche grandi e grandi sono anche quelle chiare (oltre ad essere molto chiare) o è grande almeno una delle due, e dire che una stampa è morbida perché i toni medi occupano tanto spazio mentre quelli più chiari e quelli più scuri ne occupano poco.